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di Andrea P.

Anni fa mi raccontarono una leggenda. Quando Dio creò il mondo prese tutte la bellezze naturali, le mise in un sacco e le distribuì per la terra. Ritenendo le Dolomiti la bellezza più grande le mise sul fondo del sacco in quanto voleva stabilire dove posizionarle per ultime. Solo che mentre stava piazzando il lago di Como il sacco si strappò e dal fondo alcuni frammenti di Dolomiti caddero nella zona di Lecco formando le Grigne ed il Resegone. La skyrace Creste del Resegone permette di apprezzare pienamente la caratteristica di questa bella montagna, trasmettendo la sensazione di trovarsi proprio in mezzo alle Dolomiti.

Dopo la sosta forzata di quasi un mese e dovendo preparare la Dolomites Skyrace, ho iniziato un percorso forzato di allenamento con gare propedeutiche a ritrovare una condizione almeno accettabile. E così dopo la corsa del trenino di Asiago del 12 giugno, gara di 22 km con una salita iniziale di 10 km per 900 D+ e poi 12 km veloci, la Gran Bucc skyrace del 19 giugno, gara poco sky e molto race nel senso che il percorso, a dispetto del dislivello di oltre 1000 D+, presentava tratti corribili e veloci con pochissima tecnica, ieri 26 giugno mi sono recato a Brumano (BG) in valle Imagna per sfidare il Resegone.

La gara di km 16,2 e 1400 D+ la immaginavo tutto sommato rilassante rispetto alle due precedenti. Nulla di più sbagliato. Prima della gara prospettavo un tempo finale di circa 2h10’, al termine il Garmin segnava 2h58’!!! Va bene lo stato di forma non ottimale ma il percorso era veramente duro e tecnico. Il volantino definiva questa gara “aerea e vertiginosa”, verissimo. Dopo i primi 5 km facili si attaccava la salita che in poco più di 2 km portava da 1200 metri ai 1820 della vetta. Numerosi i passaggi in stile alpinistico in cui bisognava arrampicarsi anche con le mani. La seconda parte percorreva tutto il filo di cresta con un continuo alternarsi di salite e discese a tratti molto ripide in cui era vietato soffrire di vertigini. Solo gli ultimi 4 km risultano facili con la bella discesa dapprima nei boschi di faggio e poi tra i pascoli sopra Brumano. Unico rammarico la nebbia che in vetta ci ha impedito di godere pienamente del panorama che abbiamo visto solo a tratti. Una gara per specialisti, che non si può improvvisare. E’ necessario conoscere un po’ la montagna e non soffrire di vertigini. Un luogo però stupendo, ottima meta per una bella escursione in tutta calma, percorrendo l’intero itinerario compiendo magari l’anello con partenza e arrivo da piani d’Erna, raggiungibili in funivia.

Altro valbossino in gara era Alberto Zecchi che dopo una partenza brillante ha subito una distorsione della caviglia sinistra. Per lui la gara è diventato un calvario, soprattutto in discesa. Ha dovuto arrivare al primo punto servito da una strada per poter ricevere un passaggio in auto ma ormai aveva percorso circa l’80% dell’itinerario. Niente di rotto ma in ospedale gli hanno praticato una abbondante fasciatura con una decina di giorni di prognosi. Gli auguriamo di riprendersi in fretta dato che per il 16 luglio ha in programma la Bettelmat Ultra Trail di 80 km.

Per la cronaca la gara è stata vinta da Luca Carrara, che conosciamo avendo vinto l’ultima edizione del nostro Trail delle Terre di Mezzo. In campo femminile vince la giovane Vittoria Mandelli per me punto di riferimento in diverse gare che invece questa volta mi ha rifilato ben 15 minuti!!!

Buone corse a tutti.

Poggio

1 commenti
  1. Anonimo 27 giugno 2016 alle ore 20:19  

    Bellissima gara ben descritta dal Poggio. Corta ma con un concentrato di dislivello e difficoltà di tutto rispetto. Ho pagato caro una distrazione in un punto peraltro facile e ho peggiorato il tutto sottovalutando il danno che mi ero creato proseguendo invece di tornare sui miei passi. Vabbè non rimane che leccarsi le ferite e cercare di recuperare quanto possibile.

    Alberzek