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In qualità di ex Valbossino mi permetto di entrare nel dibattito su MareMontana 2013.Dopo aver letto lo scritto di Alberto Zecchi, mi sono sentito chiamato in causa direttamente.Leggendolo, ho sentito la rabbia crescere riga dopo riga, e per questo scrivo solo ora, in modo da dare la mia opinione nel modo più pacato e attinente ai fatti possibile, riducendo al minimo le interpretazioni date a caldo sulla spinta dell'emotività.

Entro nel vivo della questione:
Ho fatto la mia gara in abbigliamento ridotto ai minimi termini, scarpe leggere, calze compressive sotto al ginocchio, “braghette” a doppio strato ma rigorosamente sopra al ginocchio, canottiera e maglia tecnica ma non termica a mezze maniche, manicotti, fascia minimalista in testa, guscio. Nient'altro. Nemmeno i guanti.
Mi sono permesso di partire così leggero perché credo che l'abbigliamento sia si importante, ma non così fondamentale.

Do molta più importanza ad altri fattori, e qui non lascio nulla al caso: ho una precisione “tedesca” che sfiora la maniacalità:i miei allenamenti invernali li ho svolti quasi sempre di notte, fuoristrada, spessissimo nella neve, con qualsiasi condizione atmosferica.Ho una solida cultura alimentare, nelle settimane a ridosso della gara non sgarro di una briciola.La cena e colazione pre gara me la sono scaldata in palestra, sul fornelletto, tra tutti i presenti a fare così ho notato solo una ragazza. Riduco al minimo il rischio di problemi digestivi.Faccio assiduamente yoga, che mi da tantissimi benefici che non sto ad elencare, cito solo la capacità di ascoltare ed interpretare i mille segnali del corpo e la possibilità di dominare al meglio le proprie emozioni, comprese le più insidiose, come la paura.Cerco di mettermi nella migliore condizione per riposare al meglio, ho una branda sontuosa, non ho tralasciato nemmeno la tisana rilassante prima di dormire. La prima cosa che ho messo in borsa sono stati i tappi per le orecchie, dimenticati in occasione del Trail d'Oulx, che mi avevano fatto passare una notte totalmente insonne. Al di là del fatto che una donna per questioni fisiologiche tolleri meno le temperature rigide, so bene che un corpo (e forse ancor di più una mente!) ben allenato, nutrito e riposato può affrontare prove molto dure con un tasso di rischio accettabile. Anche in abbigliamento ridotto e quasi “piratesco”.

Tutto questo e molto, molto altro che per questioni di spazio tralascio, lo chiamo SICUREZZA.
Confinare il tutto, o quasi, a una questione di “braghette” mi pare per lo meno riduttivo.

E se è vero che la prova della torta sta nel mangiarla, posso dire, a costo di apparire narcisista, che sono tra i pochi che ha finito MareMontana 47k, provato certo, ma per niente distrutto, tanto da aver corso l'ultimo km e mezzo in volata (riuscita) sotto i 4'30”. E al netto della sosta di quasi un'ora al 20°km, pure con un buon tempo.
L'unico problema davvero serio è stata la mancanza di guanti.

Apprendo di aver rischiato anche dei “calci in culo” (terminologia non mia).
Vorrà dire che starò più attento nelle mie scorribande montane.

Per quanto riguarda la specifica questione ritengo che possa bastare, anche se la voglia di essere molto più sferzante nei confronti di chi si è ritirato perché “ne aveva viste troppe” (motivazione davvero originale per un ritiro) ma non rinuncia nemmeno davanti a una tragedia a salire su un piedistallo per sentenziare che i buoni devono stare di qua e i cattivi di là, è davvero tanta.
Ma, in fondo, sarebbe fin troppo facile, non ne vale davvero la pena.

Qualche altra considerazione sparsa:
La gara andava senza dubbio sospesa, non sarebbe stato esagerato non farla neppure partire.Arriccio il naso quando leggo diciture tipo “la manifestazione avrà luogo con qualsiasi condizione atmosferica”senza altre specifiche che prevedano percorsi ridotti o simili possibilità.Sotto un temporale estivo con trombe d'aria non va corsa neppure una strapaesana di 5 km, altro che ultra trail!

Andava sospesa, basti vedere l'incredibile numero di ritiri.

Al 20°km circa, quindi ben prima di metà gara, la situazione era già drammatica, ho visto decine di persone in stato critico.Non era neppure un rischio possibile o probabile, ma già un DATO DI FATTO.Quando ho optato per ripartire sono stato richiamato da un addetto dell'organizzazione che si agitava in modo isterico, ma non era in grado di dirmi se la gara andava avanti o meno.Sono stato lì ancora mezz'ora ma chi aveva il dovere di decidere non decideva.Ero furioso, e sono ripartito pienamente consapevole di dover contare esclusivamente su me stesso, la sicurezza qui non esiste e si è in mano a dei folli.Tanto più che la situazione sarebbe anche peggiorata, ci sarebbe stata la neve, e sulla cresta del Monte Acuto, dove ho visto il povero Paolo nei suoi ultimi minuti terreni, inutilmente soccorso con un telo di sopravvivenza, tiravano raffiche che letteralmente ti spostavano di peso.

Questo l'organizzatore lo doveva sapere, lì c'erano dei volontari che dovevano avvisare, e non è stato un evento improvviso:ho avuto modo di scambiare impressioni con Vallosio (il vincitore, nda), quando è transitato lui, dunque molto prima, la situazione era la stessa che ho incontrato io. Ma nessuno fermava la gara.Decine di donne e uomini in ipotermia, ma va bene così, correte, correte, così siete più estremi!

Ma di estremo c'era solo la superficialità criminale dei “responsabili”.

No, Gilda, se qualcuno passerà qualche notte insonne per il rimorso, la cosa non mi turba affatto. Ma ne dubito, notando che le dichiarazioni dell'organizzatore, a parte le ipocrite frasi di circostanza, sono state del tipo “abbiamo fatto il possibile”, il che è palesemente falso. Non è stato fatto neppure il minimo indispensabile. Mai una volta che qualcuno dica “ho sbagliato, chiedo perdono”.

Tutto questo è nauseante.

Rileggendomi mi accorgo che non sono stato così freddo e calmo come avrei voluto.Ma sono un Uomo e non una macchina, e in fondo è meglio così.

Chiudo con un pensiero positivo: le parole di Claudio Pilotti e della sua figliola sono semplici, umili, sincere, spontanee, umanissime.

E sanno di luce e amorevolezza.

Grazie.

Cordialmente

Andrea Sommariva

7 commenti
  1. Max 30 marzo 2013 alle ore 15:34  

    Un altro punto di vista e un'altra verità.
    Come si può facilmente dedurre da tutti gli interventi e da tutte le discussioni, i "trailers", ancor più che i semplici podisti, sono una categoria di individui molto particolare. Sottolineo individui, perché ognuno è un mondo a se, una individualità che non può essere raggruppata. Plasmata da anni e anni di esperienze dirette che rendono l'atleta talmente esperto che ogni suggerimento o imposizione esterna è considerata superflua o destinata ad altri.
    Ecco perché è ancora più importante il ruolo degli organizzatori che devono tenerne conto nel decidere la praticabilità o meno di un determinato percorso. Se avessero chiesto in partenza ai 500 trailes di decidere se interrompere o meno la gara dato il tempo avverso, penso che quasi nessuno avrebbe deciso l'annullamento, salvo poi accusare gli organizzatori di imperizia.
    Facciamone tesoro per l'organizzazione del nostro trail e se vedremo qualche pericolo all'orizzonte non dovremo avere nessuna paura di decidere il giusto.

    Massimo

  2. tillo 30 marzo 2013 alle ore 16:30  

    certo che questi "montanari" sono strani dicono e fanno le stesse "cose" ma in modo.... diverso?
    un appunto a runnolo; deve essere l'organizzatore a dirti se andare avanti o fermarti? ricordo in una gara Olmo fermarsi e tornare indietro senza che la gara fosse interrotta

  3. pilo 30 marzo 2013 alle ore 18:44  

    SI, SI ed ancora SI...deve essere l'organizzatore a dirti che ti devi fermare.
    Noi non conoscevamo le condizioni meteo della vetta mentre il personale in cima sapeva bene in che condizioni arrivavano i primi podisti.
    Sai perché non hanno interrotto la gara?
    Perché non era materialmente possibile.
    Potevi ritirarti solo al 13° Km (quando bene o male si stava tutti decentemente) ma non al 18° (ultimo rifugio/ristoro)dove in crisi c'erano decine (40-50?) di persone. Li, caro Tillo, dove tutti si sarebbero ritirati, NON ERA POSSIBILE FARLO. Ripeto per i duri di orecchi. All'ultimo rifugio, contrariamente a quanto mi era stato detto, NON ERA POSSIBILE RITIRARSI. Li erano ...azzi nostri

  4. gilda 30 marzo 2013 alle ore 19:44  

    Solo perché direttamente chiamata in causa mi rimetto a scrivere, penso che di cose se ne siano già dette e lette troppe, come dice Max tutti hanno ragione, ognuno ha la sua verità, anche leggendo quello che scrivi tu Andrea non posso fare altro che trovarmi in accordo con quasi tutte le tue parole, ma non con la frase “Ma di estremo c'era solo la superficialità criminale dei “responsabili”.
    Continuo a sentirmi vicina agli organizzatori della Maremontana, io e marco, solo per il fatto di essere stati lì ci sentiamo parte di questa vicenda, non riusciamo a distogliere il pensiero dalla tragedia di domenica. Non si tratta di passare "qualche notte insonnie" ma di portarsi per tutta la vita il peso di una morte che forse con un semplice “stop, basta” si sarebbe potuta evitare o che forse non era nelle possibilità di nessuno evitare ( e se Paolo invece che in gara fosse morto tornando a casa, la sua morte sarebbe stata più accettabile o meno drammatica?). Forse anche noi avremmo potuto fare, dire qualcosa di diverso, e cosa abbiamo fatto, cosa abbiamo detto? Abbiamo corso, abbiamo continuato a correre, ci siamo divertiti a correre, mentre un uomo stava morendo a pochi metri da noi.
    Sai cosa significa organizzare una gara? Significa metterci cuore e passione, significa stare impegnati per mesi e mesi (uso le parole utilizzate in una mail dalla mia amica Stefania) “per un sogno da niente”, per amore della propria terra, dei propri sentieri, per salvaguardarli, per farli conoscere, per stare insieme in un clima festoso, per raccogliere fondi per sostenere progetti solidali. Da domenica torna insistente il pensiero a Paolo, a sua moglie, ai suoi figli, ai suoi familiari, ma anche a chi ha visto trasformarsi un sogno in un incubo terribile. Più che Alberto mi sembra che sia tu a metterti nel ruolo di chi distingue tra buoni e cattivi, in modo netto. È in corso un’indagine che accerterà le colpe, ma non voglio certo essere io a condurla, gli organizzatori pagheranno per i loro errori, ma come fai a parlare di ipocrisia, mettiti nei loro panni, le loro vite sono già irrimediabilmente segnate da questa tragedia e questo non mi provoca nessun sollievo, voglio continuare a rispettare anche la loro sofferenza e mi piacerebbe che, da Uomo come ti sei definito, lo facessi anche tu
    non ho altre parole da spendere, penso sia ora di fare silenzio
    gilda

  5. STEFANO 30 marzo 2013 alle ore 21:14  

    penso che come nella maggior parte delle cose la verità stia nel mezzo: ho visto gente alla partenza partire in maglietta e calzoncini sapendo (o almeno lo spero) cosa li aspettava e la relativa mancanza di capacità da parte dell'organizzazione nell'affrontare la situazione che si era venuta a creare (come ha testimoniato Pilo).
    Styv

  6. Anonimo 30 marzo 2013 alle ore 21:29  

    Hai parlato di preparazione maniacale. Quello che fra le righe era sottointeso nel mio scritto... Mi spiace non sia stato capito ma me lo aspettavo. Ribadisco l'assurdità che sia un organizzatore a dirti se devi o non devi andare. Un organizzatore ha l'obbligo di agire nel modo migliore per garantire la sicurezza ma sono io individuo e solo io che devo avere la capacità di valutare le cose,partire se me la sento e ritirarmi se capisco che le condizioni di sicurezza secondo i miei parametri vengono a mancare. Complimenti per il tuo abbigliamento ridotto ai minimi termini. Sei proprio figo, magari poi qualcuno si gela le palle imitandoti. Per gli allenamenti notturni, sotto l'acqua, la neve, nella bufera, nel white out, di notte ecc ecc sai che scoperta... sono anni che è così...
    Alberzek

  7. runnolo 30 marzo 2013 alle ore 22:24  

    Tillo, si.Il riferimento dell'organizzatore non dev'essere tanto il campione o chi cmq è molto esperto, anche se un problema può capitare a chiunque, ma chi magari è lì per la prima volta.Costui va protetto assolutamente.Ci si assume una responsabilità.Ciao!